Alphubel

Ritratto di giancarloberetta
giancarloberetta
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Data rilievo: 
9/09/2011
Difficoltà: 
PD
Quota di partenza: 
3 419 m
Quota di arrivo: 
4 210 m
Dislivello: 
911 m
Lunghezza*: 
11.65 km
Tempo di salita o complessivo*: 
3h45'
Tempo di discesa: 
2h30'

Introduzione

L’Alphubel è un 4000 dagli imponenti versanti ghiacciati e dalla caratteristica forma trapezioidale situato subito a sud del roccioso Taschhorn. La salita è abbastanza frequentata e, se ben allenati ed acclimatati, si può effettuare in giornata sia tornando dalla parte della salita che compiendo la traversata avvalendosi dei comodi impianti di risalita. Per raggiungere la cresta sud, che inizia dall’ Alphubeljoch, si percorre la prima parte della normale all’Allalinhorn continuando poi su un divertente tratto di cresta rocciosa; dall’ Alphubeljoch, dove arriva anche la traccia che sale dalla Taschhütte, la cresta si fa sottile e a tratti aerea con un pendio finale, a volte di ghiaccio vivo, su pendenza accentuata. Alcuni punti della discesa dalla via normale verso la Langflue risultano un po’ delicati per l’attraversamenti di molti crepacci, alcuni anche di grandi proporzioni. Volendo spezzare in due la salita pernottando in quota si può andare dal Felskinn alla Britanniahütte (1h20’ con un centinaio di metri di dislivello) ed il mattino ritornare alla stazione per prendere la prima corsa del Mittel Allalin.

Descrizione

Dal Mittel Allalin ci si incammina sulla pista da sci che contorna un pendio roccioso indirizzandosi verso uno skilift; lo si supera per arrivare a ridosso di un grande seracco sul pendio ghiacciato alla sinistra dove si abbandona la pista. Si continua la salita a mezzacosta sulla traccia quasi sempre presente verso alcuni piccoli crepacci che si passano facilmente per tagliare un pendio poco inclinato sostenuto da un grande seracco sospeso. Oltrepassato questo punto si è ormai in vista del Feejoch (3807) che si trova appena al di sopra e quindi, abbandonata la traccia sulla sinistra, ci si indirizza verso le puntine rocciose raggiungendo preferibilmente la stretta insellatura tra la prima e la seconda; superata la terminale quasi sempre abbastanza chiusa nel suo punto migliore si arriva infine al colletto da cui inizia la cresta. Dall’intaglio si attacca il primo spuntone che facilmente si supera sulla sinistra su cenge e roccette un po’ mobili per scendere di pochi metri e raggiungere una selletta nevosa un po’ esposta alla base del secondo risalto. Questo si passa alla sinistra su rocce gradinate e poi, più direttamente,lo si risale sul filo sino alla sommità; ora si scende all’intaglio e, su traccia di terriccio, si arriva alla base del terzo e più alto spuntone roccioso che, all’inizio, si sale contornandolo per un breve tratto alla destra per poi passare sull’altro versante e, dopo essere saliti su rocce ben gradinate, si continua per un evidente breve camino (II) sino al suo termine dove si trova un fittone metallico per l’assicurazione (3923 m). Da questo punto si prosegue sulla breve ma esposta cresta di roccette che conduce sul ghiacciaio da cui si perde un po’ di dislivello camminando verso il largo colle alla base della cresta da risalire. Raggiunto l’Alphubeljoch (3784 m) si attacca la cresta sul fianco sinistro rimanendo dapprima un po’ sotto il filo che poi si raggiunge al termine della prima gobba nevosa. Ora la pendenza diminuisce sensibilmente e si prosegue seguendo fedelmente il filo di cresta che diventa esposto ed a tratti anche un po’ aereo; in seguito si cammina un po’ al di sotto a destra di esso per evitare qualche cornice indirizzandosi verso il pendio finale. Si inizia a risalirlo, su una pendenza che si impenna improvvisamente, con qualche zigzag rimanendo alla sinistra dei grossi seracchi passando, in stagione avanzata, da alcune roccette; ora si sale per qualche decina di metri sul pendio che diviene ripido (45 °) affrontandolo più direttamente stando attenti all’eventuale presenza di ghiaccio vivo. Quando la pendenza diminuisce si arriva in vista del piccolo seracco terminale che si raggiunge per continuare, ora in piano, per la comoda cresta che conduce in breve alla croce di vetta.
Per la discesa vi sono due possibilità di cui la prima un po’ più lunga ma più sicura e con meno dislivello e la seconda più delicata per il passaggio da zone crepacciate ma senz’altro alpinisticamente più completa perchè, esplorandone vari versanti, si compie una bella traversata:
1) si scende per un breve tratto sulla via normale sino ad arrivare, dopo un tratto ripido, sotto i primi seracchi e poi si devia decisamente a destra passando sotto la vetta per ritornare verso l’Alphubeljoch e da questo arrivare alla parte rocciosa della cresta salita all’andata; scenderle con semplice disarrampicata sino al Feejoch e da questo al Mittel Allalin.
2) scesi sotto i primi seracchi invece di deviare sulla destra continuare la discesa sulla via normale per il ripido ghiacciaio che in breve consente di perdere rapidamente quota stando però attenti al superamento di grandi crepacci; al di sotto di questa zona, dove la pendenza diminuisce, ci si tiene un po’ a sinistra e, saltando i numerosi tagli che si trovano sul percorso, si arriva alla parte del ghiacciaio che, diminuendo lo strato di neve, presenta ghiaccio più vivo soprattutto in stagione avanzata. In questa zona i crepacci si vedono bene ma, essendo veramente numerosi, la discesa si fa più tortuosa e costringe a volte a numerosi giri alla ricerca del passaggio migliore. Arrivati, sempre sul ghiacciaio, in vista della stazione degli impianti di risalita la si punta cercando l’itinerario più comodo camminando ora sul ghiaccio vivo della lingua inferiore di esso; giunti infine sulle morene al termine di esso se ne attraversano un paio raggiungendo così la pista da sci che porta in breve alla stazione di Langflue (2884 m). Se questa fosse chiusa si scende in una mezz'ora per sentiero alla sottostante stazione di Spilboden.

 

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