Ferrata del Venticinquennale

Ritratto di ermanno
ermanno
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Data rilievo: 
25/04/2010
Quota di partenza: 
1 123 m
Quota di arrivo: 
1 373 m
Dislivello: 
250 m
Tempo di salita o complessivo*: 
1h15'
Tempo di discesa: 
0h30'

La Ferrata del Venticinquennale è una delle classiche delle Prealpi Lariane. Nella zona del Triangolo Lariano, infatti, si concentrano varie vie escursionistiche, vie di roccia e ferrate di notevole impegno.
Quella qui descritta è stata allestita dal CAI di Canzo nel 1972 e ristrutturata con notevoli cambiamenti nel 2007.
La via percorre il versante Ovest e Sud del Corno Occidentale di Canzo ed è attrezzata per tutta la sua lunghezza con una catena e, solo dopo il primo tratto, con un cavo di sicurezza. Ciò comporta qualche difficoltà, nella prima parte che è anche quella più impegnativa, nello scorrimento dei moschettoni.
Per il resto la via è molto bella, severa e molto panoramica.
I 250 m di dislivello si superano in poco più di un'ora.

Avvicinamento:

Dal piazzale, seguendo le indicazioni per il sentiero n. 1, prendere la bella strada acciottolata sulla sinistra che porta, con salita moderata e costante, al rifugio Terz’Alpe. Raggiuntolo, sempre seguendo le numerose indicazioni, girare a sinistra e risalire un ripido sentiero, sempre contrassegnato con il n. 1, che in circa 45’ porta all’inizio di un ghiaione. Attraversarlo sulla destra dirigendosi verso il pilastro Ovest del Corno Occidentale di Canzo, da cui è ben visibile la targa e l’attacco della ferrata.
Un’alternativa molto consigliabile è quella di seguire la strada fino alla prima indicazione sulla sinistra del sentiero n. 1 “Ripianino Corni” posta poco dopo i ruderi di Second’Alpe. Un sentierino sale attraversando il bosco senza eccessivi strappi e si congiunge con quello proveniente dal rifugio Terz’Alpe poco sotto le indicazioni per la via ferrata. Questa variante evita un eccessivo affaticamento delle gambe in vista del maggiore impegno da affrontare.

La ferrata:

Dopo breve percorso verso destra la via sale in diagonale a sinistra, portandosi a ridosso di una placca verticale con qualche appoggio artificiale e una staffa in ferro, già presente nel vecchio allestimento. Questo passaggio è probabilmente il più difficile dell’intero percorso.
Segue un divertente canalino-diedro che porta alla base del versante sud. Fin qui la via è attrezzata con la sola catena.
Si incontra ora una fessura che si supera con qualche aiuto artificiale e un primo traverso che termina con un salto, anch’esso facilitato da staffe. Un secondo traverso ascendente termina con una placca liscia ma abbastanza inclinata che precede un piccolo ma faticoso strapiombo.
Si arriva ora all’inizio di un lungo traverso abbastanza impegnativo, talora faticoso per le braccia, che va affrontato con la dovuta prudenza ma senza esitare troppo. Spesso la cengia di appoggio si annulla, ma la parete tiene bene l’aderenza delle suole. Il traverso è inframmezzato da alcuni saltini verticali ed esposti, facilitati da staffe.
Un’ultima placca verticale porta a un sentiero di roccette che conduce ad una scala, dalla quale si esce risalendo un secondo sentierino attrezzato.
Rimane quindi da affrontare il pilastro terminale composto da placche verticali, spesso strapiombanti, servite da staffe. Occorre vincere l’ultimo strapiombo, corto ma infame per la difficoltà di far scorrere i moschettoni, per guadagnare finalmente l’anticima del Corno Occidentale.
Da qui una traccia, segnata da bolli sulle rocce, conduce a un intaglio (Passo della Vacca) che occorre superare in discesa e che, sebbene non difficile, essendo esposto va affrontato con prudenza. Ripreso il sentiero si arriva in breve alla croce di vetta (1373 m).

Per la discesa seguire i bolli rossi che conducono a Nord verso un canalino ripido dal quale si accede a un secondo canalino al cui termine un sentiero porta ai prati di Pianezzo e al Rifugio SEV.