Horace-Bénédict de Saussure

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Scienziato e naturalista ginevrino, che sul finire del XVIII secolo ebbe un ruolo determinante nella nascita dell'alpinismo moderno e soprattutto nella conquista del Monte Bianco. Nato nel 1740 a Conches, nei pressi di Ginevra, da una famiglia originaria della Lorena ma emigrata in Svizzera da un secolo a seguito delle guerre di religione, Horace-Bénédict de Saussure rivelò subito una brillante intelligenza, che gli permise a soli 19 anni di concludere gli studi universitari con una dissertazione sulla fisica del fuoco. Tre anni dopo ottenne la cattedra di filosofia naturale presso il medesimo ateneo: l' "Académie". Già nel 1760 il giovane studioso si recò per la prima volta a Chamonix, non lontana dalla natia Ginevra, e, folgorato dall'idea di poter un giorno salire sul Monte Bianco, fece affiggere in tutte le parrocchie della vallata un avviso nel quale prometteva una considerevole ricompensa a chi avesse scoperto la via per salire sulla grande montagna. All'età di 25 anni sposò Albertine Boissier, scelta quanto mai felice, sia perché fu, a quanto sembra, un vero matrimonio d'amore (cosa tutt'altro che frequente all'epoca, soprattutto tra le classi più elevate), sia perché la signorina in questione era una vera e propria ereditiera. Ma come diceva suo zio: "Bénédict ha due amanti, la moglie e la montagna: non so di quale sia più innamorato!". Iniziò poi un lungo periodo di studi e viaggi, che lo portarono dalla Sicilia all'Inghilterra: salì sull'Etna; a Roma ebbe un breve incontro con il papa Clemente XIV; attraversò il Brennero, ma il suo terreno di esplorazione preferito rimase il massiccio del Monte Bianco, che studiò da ogni versante. Nel 1784 tentò di raggiungere l'Aiguille du Goûter. Nel 1786 fu tra i primi ad essere informato del vittorioso tentativo di Jacques Balmat e del dottor Gabriel Paccard (anche perché c'era sempre in ballo la faccenda della ricompensa). L'anno seguente de Saussure rinunciò alla cattedra per preparare la sua impresa prima dal punto di vista scientifico, facendo delle rilevazioni barometriche a livello del mare, poi trasportandosi in montagna. Il 3 agosto mattina coronò il suo sogno di giungere in vetta al Monte Bianco, grazie soprattutto alla collaborazione di numerose guide e servitori. Nel breve arco dei 27 giorni successivi riuscì a scrivere la sua famosa relazione, stamparla, propagandarla e porla in vendita con grande successo: quando si dice efficienza svizzera! Lo scoppio della rivoluzione francese lo sorprese a Macugnaga, alle falde del Monte Rosa. Tornato in patria ebbe qualche parte nei nuovi governi che si succedettero durante i turbolenti anni di fine settecento. Il 1794 lo trovò minato nella salute e nelle finanze, tanto che si ritirò in campagna, nella casa natia di Conches, appena in tempo per non essere coinvolto nel cosiddetto periodo del Terrore, scatenatosi anche a Ginevra. Nel 1795 si sparse la voce che l'illustre scienziato versasse ormai in condizioni di mera indigenza, cosicché si aprì una gara di solidarietà nell'offrirgli degli impieghi: perfino il presidente Jefferson gli prospettò una cattedra all'università di Charlotteville, in Virginia. Ma la parabola umana dell'ispiratore della conquista del Monte Bianco era già prossima alla fine, che giunse il 22 gennaio del 1799. Fu sepolto con tutti gli onori nel cimitero di Plainpalais.

L'opera letteraria

Nel campo della letteratura alpina Horace-Bénédict de Saussure è ricordato per la monumentale opera Voyages dans les Alpes (Viaggi attraverso le Alpi): 2300 pagine suddivise in 4 volumi. Essi raccolgono le osservazioni effettuate nel corso di una trentina d'anni di esplorazioni dell'arco alpino e, mentre risultano ovviamente superate dal punto di vista scientifico, rimangono invece ricche di interessanti informazioni etnografiche, toponomastiche e storiche. «Ci resta così un meraviglioso Libro di Viaggio, il più bello del '700, in cui si sente la mano del vero scrittore. Possiamo dire che di quanti scrissero in quel tempo sul Monte Bianco e, più generalmente, sulle Alpi (scrittori di mestiere e magari poeti) de Saussure ci è sempre apparso il più interessante e il più ispirato». (Franco Fini, Monte Bianco, duecento anni, Bologna 1989, p. 20).

Lo scienziato e l'inventore

Horace-Bénédict de Saussure fu in primo luogo un naturalista, che osservava la natura e cercava di carpirne i segreti. Per fare ciò si serviva degli strumenti dell'epoca, cui ne aggiunse alcuni di sua invenzione: in primo luogo l'igrometro a capello, per la misurazione del tasso di umidità dell'aria. Grazie alle sue osservazioni su quella che chiamava la "physique du feu" (la fisica del fuoco) mise a punto un eliotermometro, di cui non ci è giunto nessun prototipo, ma che dalle descrizioni tecniche assomigliava assai ad un moderno pannello solare. Infatti utilizzava dei vetri multipli, un fondo nero per un maggiore assorbimento (principio scoperto dal de Saussure stesso) ed un isolante termico. Entusiasta sostenitore degli studi dei Mongolfier, determinò per primo che il prodigioso sollevarsi dei palloni aerostatici non era dovuto alle proprietà dei fumi che li riempivano, ma alla diversa densità dell'aria calda rispetto a quella fredda.

Arte ed industria

Nel 1776 Horace-Bénédict de Saussure e l'orologiaio Louis Faizan fondarono la "Société des Arts" (Società delle Arti), con lo scopo di promuovere la ricerca nel campo dell'orologeria, ma anche le vere e proprie belle arti, tanto che verso la fine del secolo XVIII la Società creò l' "Ecole des Beaux-Arts" (scuola di belle arti). Questa associazione esiste tuttora e promuove concorsi di pittura e scultura, nonché esposizioni nel celebre "palais de l'Athénée", che il banchiere Jean-Gabriel Eynard fece costruire nel 1861 per ospitare le attività della Société des Arts.

La pedagogia

Da uomo di scienza quale era, Horace-Bénédict de Saussure non poteva non avanzare delle critiche al sistema scolastico in vigore ai suoi tempi, il "Collège", corrispondente alla nostra scuola statale. Quando era stato creato, in pieno rigore calvinista, si volevano creare dei buoni letterati e degli ecclesiastici preparati. Erano ovviamente penalizzati tutti quegli studenti maggiormente portati alle materie artistiche, scientifiche e di tecnica commerciale. Fu dunque propugnatore di una riforma scolastica che privilegiava le strutture pubbliche, più egualitarie e quindi più educative per la gioventù. Il metodo di insegnamento rivalutava l'osservazione diretta dei problemi e l'interdisciplinarietà. La scuola doveva servirsi di mezzi nuovi, come carte geografiche, strumenti scientifici, campioni di materiale, macchinari e dizionari. Il tutto fornito gratuitamente dall'apparato scolastico finanziato dallo stato o da ricchi filantropi.

La scalata al Monte Bianco

A prescindere dal fatto che quella di de Saussure fu solo la terza ripetizione della più grande scalata del XVIII secolo, di certo fu quella che ebbe la più vasta eco. Merita comunque ricordarne i dettagli, se non altro per rendersi conto di come sono cambiati i tempi. Parteciparono 20 persone: il de Saussure, naturalmente; il suo cameriere personale Têtu e 18 guide, che dovevano soprattutto trasportare un bagaglio enorme, composto sì da massicce attrezzature scientifiche, ma anche da oggetti oggigiorno inimmaginabili, quali materassi, coperte e lenzuola, tutto un guardaroba, un ombrello, veli neri per ripararsi dal riverbero del sole sulla neve, bastoni ferrati ed asce a manico corto, corde, un enorme telo da tenda, due scrittoi, alcuni libri come le tavole dei logaritmi, e poi bottiglie di vino e di liquore, vasi di paté con il relativo pane. Non si procedeva legati in cordata, ma due guide sostenevano orizzontalmente una pertica: fra di loro il de Saussure si appoggiava a questa sorta di corrimano da un lato, mentre dall'altro si faceva forza con un alpenstock. Al ritorno invece due guide trattenevano il loro cliente con una corda passata sotto le ascelle, per evitare di vederlo scivolare in un crepaccio. Sembra infine che il de Saussure non abbia apprezzato le illustrazioni "troppo veriste" che erano state fatte della sua impresa ed abbia preteso che venissero apportate delle sostanziali modifiche sia alla sua figura, troppo simile alla realtà (corpulento e non più giovanile), sia alle situazioni rappresentate, in cui lui era troppo palesemente dipendente dall'abilità delle guide.