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Autobiografia di una caravella

maurizio

A cura di:

Data: 12/10/2024
Denis Guedj è di origine algerina ed insegna Storia delle scienze all’università Paris VIII. E’ questo un dettaglio importante, perché spiega molto sulla genesi e sui contenuti di questa semplice novella: 70 pagine apparentemente meglio indicate ai ragazzi curiosi di storia ed affascinati dal progresso compiuto dall’umanità. Travestita da racconto seguiamo infatti una vera e propria lezione sulle tappe che hanno caratterizzato una irripetibile stagione dell’umanità.

Denis Guedj è di origine algerina ed insegna Storia delle scienze all’università Paris VIII. E’ questo un dettaglio importante, perché spiega molto sulla genesi e sui contenuti di questa semplice novella: 70 pagine apparentemente meglio indicate ai ragazzi curiosi di storia ed affascinati dal progresso compiuto dall’umanità. Travestita da racconto seguiamo infatti una vera e propria lezione sulle tappe che hanno caratterizzato una irripetibile stagione dell’umanità.

Protagonista è La Bela la prima delle caravelle, nata per le scoperte o, come si direbbe oggigiorno, per le avventure dell’estremo. E quanto fosse concettualmente spinto questo limite ci è dato capirlo da tante semplici osservazioni, che ora sembrano ovvie anche ad uno studentello, mentre all’epoca lasciavano basiti anche degli uomini di grande e provata esperienza, pronti a tutto, come capitani e nocchieri di lungo corso: l’ombra che scompare perché il sole è a piombo o la stella polare che cala dietro l’orizzonte per lasciare posto ad un cielo completamente nuovo, sconosciuto, dagli astri senza nome. Due semplici esempi che ci fanno riflettere su quanto doveva apparire tremenda la prova a cui si sottomettevano questi pionieri dell’ignoto.

La Bela era con loro, almeno nella fantasia dell’autore, e ci racconta la sua vita di protagonista docile ma intrepida, sempre pronta ad assecondare il capitano di turno, ed a prestare le sue vele a venti via via meno consueti. Purtroppo per lei le sfugge un solo appuntamento: quello con la storia, con le sue tre consorelle Niña, Pinta e Santa Maria. Colombo e le sue caravelle “vanno a sbattere” in un nuovo continente e per questo saranno per sempre ricordati, uomo e navi. Ma di lei, La Bela, non resterà memoria, anche se è stata la prima di tutte, anche se toccherà a lei fare il primo giro del mondo, riportando a casa i superstiti della spedizione di Magellano. Che ingiustizia!

Per un giovane alla scoperta dei fondamenti della geografia e della tecnologia applicata alla navigazione, questo semplice racconto è una vera provocazione ad ogni pagina: si susseguono osservazioni e spiegazioni, problemi e soluzioni, ma con una pacatezza di tono tale da costituire un vero e proprio pungolo alla curiosità di ognuno. Come non volerne sapere di più sui nativi Patagoni dai volti dipinti di rosso ed i capelli colorati di bianco? La Terra è rotonda come un’arancia o come un limone? Come facevano i marinai a conoscere la loro posizione nel mare aperto utilizzando misteriosi aggeggi come l’astrolabio o le tavole astronomiche? Come non perdersi in un mondo di cui non esisteva una cartina?
Le risposte si sono succedute lentamente, ed ora sono alla portata di tutti, ma ciò non significa che esse siano conosciute da tutti, anzi, probabilmente conservano tuttora il loro patrimonio di genialità e il fatto di rispolverarle si traduce in un atto di “archeologia intellettuale” altrettanto affascinante di quello relativo ai più classici reperti storici.

Titolo Originale: 

La Bela. Autobiographie d’une caravelle

 
Autore: 

Denis Guedj

Anno di pubblicazione: 

2002

Lingua: 

Italiano

Prezzo: 

10.00€

 

Denis Guedj è di origine algerina ed insegna Storia delle scienze all’università Paris VIII. E’ questo un dettaglio importante, perché spiega molto sulla genesi e sui contenuti di questa semplice novella: 70 pagine apparentemente meglio indicate ai ragazzi curiosi di storia ed affascinati dal progresso compiuto dall’umanità. Travestita da racconto seguiamo infatti una vera e propria lezione sulle tappe che hanno caratterizzato una irripetibile stagione dell’umanità. Protagonista è La Bela la prima delle caravelle, nata per le scoperte o, come si direbbe oggigiorno, per le avventure dell’estremo. E quanto fosse concettualmente spinto questo limite ci è dato capirlo da tante semplici osservazioni, che ora sembrano ovvie anche ad uno studentello, mentre all’epoca lasciavano basiti anche degli uomini di grande e provata esperienza, pronti a tutto, come capitani e nocchieri di lungo corso: l’ombra che scompare perché il sole è a piombo o la stella polare che cala dietro l’orizzonte per lasciare posto ad un cielo completamente nuovo, sconosciuto, dagli astri senza nome. Due semplici esempi che ci fanno riflettere su quanto doveva apparire tremenda la prova a cui si sottomettevano questi pionieri dell’ignoto. La Bela era con loro, almeno nella fantasia dell’autore, e ci racconta la sua vita di protagonista docile ma intrepida, sempre pronta ad assecondare il capitano di turno, ed a prestare le sue vele a venti via via meno consueti. Purtroppo per lei le sfugge un solo appuntamento: quello con la storia, con le sue tre consorelle Niña, Pinta e Santa Maria. Colombo e le sue caravelle “vanno a sbattere” in un nuovo continente e per questo saranno per sempre ricordati, uomo e navi. Ma di lei, La Bela, non resterà memoria, anche se è stata la prima di tutte, anche se toccherà a lei fare il primo giro del mondo, riportando a casa i superstiti della spedizione di Magellano. Che ingiustizia! Per un giovane alla scoperta dei fondamenti della geografia e della tecnologia applicata alla navigazione, questo semplice racconto è una vera provocazione ad ogni pagina: si susseguono osservazioni e spiegazioni, problemi e soluzioni, ma con una pacatezza di tono tale da costituire un vero e proprio pungolo alla curiosità di ognuno. Come non volerne sapere di più sui nativi Patagoni dai volti dipinti di rosso ed i capelli colorati di bianco? La Terra è rotonda come un’arancia o come un limone? Come facevano i marinai a conoscere la loro posizione nel mare aperto utilizzando misteriosi aggeggi come l’astrolabio o le tavole astronomiche? Come non perdersi in un mondo di cui non esisteva una cartina? Le risposte si sono succedute lentamente, ed ora sono alla portata di tutti, ma ciò non significa che esse siano conosciute da tutti, anzi, probabilmente conservano tuttora il loro patrimonio di genialità e il fatto di rispolverarle si traduce in un atto di “archeologia intellettuale” altrettanto affascinante di quello relativo ai più classici reperti storici.