Verso l'ultima città

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Ritratto di maurizio
maurizio

Quasi tutti abbiamo nel nostro bagaglio di esperienze quella del “viaggio organizzato”; quindi tutti noi, se scaviamo tra i ricordi, ritroviamo un miscuglio di impressioni ambientali ed umane, queste ultime ahimé sovente legate a persone risultateci poco gradite (perché tanto ce n’è sempre qualcuna!).

Se poi il cosiddetto viaggio organizzato è in realtà un trekking ecco che la questione si complica: aumenta la vicinanza forzata dei protagonisti, nello spazio come nel tempo.
Infine se questo ipotetico trekking si rivela essere in realtà una prova veramente impegnativa, condotta in ambiente ostile e portata avanti da un gruppo non omogeneo, nonché mentalmente e fisicamente impreparato, ecco che il tutto può tramutarsi in un autentico incubo.
“Verso l’ultima città” è un romanzo che contempla proprio quest’ultimo caso: un gruppo di turisti male assortiti si ritrova a compiere un trekking a cavallo nelle foreste peruviane, condotto da una enigmatica guida india, che visibilmente non ha molta simpatia per gli stranieri e che con il procedere della marcia tende a far scomparire il suo lato “occidentalizzato”, per far emergere la sua enigmatica fierezza inca.
La meta è Vilcabamba, l’ultima città inca a cadere sotto i colpi dell’avanzata sanguinaria dei conquistadores spagnoli: l’ultima perché protetta da un groviglio quasi impenetrabile di foreste, valli scoscese, fiumi impetuosi, e, oggi come allora, situata a molti giorni di cammino dai più prossimi villaggi abitati e dalle vie di comunicazione più agevoli. I turisti sono messi a dura prova ad ogni sorgere del sole: ore ed ore a cavallo od a piedi, in fila indiana sotto un sole cocente o frustati dai rami bassi che emergono dalla nebbia fitta; ore ed ore per osservare gli altri, per esserne attirati o per detestarli, ma anche ore per ripensare a sé, alla propria vita ed alle proprie scelte, passate e future...
Il gruppo è veramente male assortito, sia dal punto di vista fisico: alcuni componenti della spedizione in realtà non sono in grado di affrontare a cuor leggero un simile stress atletico, e soprattutto nemmeno si aspettano tanto, anche il loro lato mentale ci induce molte perplessità. Infatti le motivazioni che spingono i diversi personaggi ad intraprendere il viaggio sono le più disparate: il desiderio di compiacere la moglie; l’angoscia interiore di voler espiare con una sorta di pellegrinaggio il peccato collettivo commesso dai conquistadores; l’ambizione di poter dimostrare a tutti, e soprattutto a se stesso, di saper trarre degli spunti letterari finalmente originali e superlativi. Non mancano la moglie frustrata e quella classicamente donna e bambina al tempo stesso.
Chi si metterebbe in viaggio con gente così? Forse nemmeno i nostri protagonisti l’avrebbero fatto se avessero potuto conoscere il loro futuro. O forse qualcuno sì, perché un viaggio non lascia mai nessuno indifferente ed alla fine non siamo più quelli di prima.

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