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Ru Chandianaz, dal Bourg de Chambave

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A cura di:

Ultimo rilievo: 29/09/2022
Aggiornato il: 04/05/2025
Difficoltà
T2
Lunghezza
13.40 Km
Quota di partenza
490 m
Altezza di arrivo
680 m
Dislivello positivo
432 m
Dislivello negativo
432 m
Tempo di andata
02h00'
Tempo di ritorno
02h00'
Periodo consigliato
Esposizione
E W S N NW NE SE SW NNE ENE ESE SSE SSW WSW WNW NNW

Accesso

Lasciata l'autostrada A5 all'uscita di Châtillon imboccare la SS26 e proseguire in direzione di Aosta. Dopo alcuni chilometri si raggiunge il comune di Chambave: all'altezza di un ampio incrocio si svolta a destra e si risale una stradina in salita sino al parcheggio antistante alla Crotta de Vegneron.

Le indicazioni qui fornite sono state verificate alla data del rilievo dell’itinerario. Prima di partire è opportuno accertarsi che non siano sopraggiunte variazioni sostanziali sul percorso di accesso al punto di partenza. Pertanto,  per ottenere indicazioni stradali aggiornate e dettagliate, consigliamo l’utilizzo delle app per la navigazione satellitare fornite da Google o Apple.

Introduzione

Piacevole passeggiata senza particolari dislivello sul versante solatio compreso tra Châtillon e Chambave.

Il Ru Chandianaz è un piccolo canale irriguo che porta le acque di fusione dai ghiacciai del Monte Cervino ai ripidi versanti assolati della valle della Dora Baltea.

A differenza del Ru Marseiller che scorre circa 300 metri più in alto non si può percorrere tutto il suo tracciato fin dalle opere di presa perché il primo tratto è stato intubato e l’acqua del canale torna in superficie solo all’imbocco della Valtournenche, sopra il castello Gamba di Châtillon.

Percorrere il tracciato del Ru Chandianaz è garanzia di una piacevole passeggiata. Si parte dall’inizio della Valtournenche, nei pressi della vecchia fornace di calce, si passa a fianco del villaggio di Farys nel quale fruttifica ancora una vite che ha più di tre secoli di vita,  poi dal villaggio si prosegue fino a Chambave tra le vigne dove nasce il famoso moscato.

Descrizione

0h00' Dal parcheggio svoltare dapprima a destra e poi a sinistra prima di raggiungere la palina segnaletica indicante la partenza del sentiero 4 . Seguire lle indicazioni della palina imboccando a destra uno stradello  che costeggia un ruscello e lo si attraversa, svoltando a destra, su di un ponticello in cemento. Si raggiunge in breve la località Barmet dove si svolta a sinistra, all'altezza di un bollino giallo, e ci si addentra nel piccolo abitato. Il sentiero dopo una svolta a destra, inizia a risalire il crinale su un ampio selciato; dopo qualche minuto si incontra il primo dei pannelli indicatori che ci accompagneranno lungo tutto il percorso: vicino ai pannelli si trovano anche delle comode panchine per godersi il panorama. Dopo alcuni tornanti si incontra una piccola grotta (barma) e, proseguendo sul sentiero costeggiato da bei muri in pietra a secco, si confluisce su di una stradina asfaltata (560 m, 0h15'), che, abbandoneremo all'altezza di un traliccio dell'alta tensione svoltando sulla sinistra.

0h15' Si incomincia a risalire dapprima una stradina poi, svoltando a destra, un sentiero che attraversa i vitigni del Muscat de Chambave, raggiungendo un piccolo oratorio, antica testimonianza di devozioni popolari. continuando la salita ci si addentra nella macchia boscosa composta da roverella (Quercus pubescens), sino ad arrivara ad una piccola cascatella: si tratta delle acque di deflusso del ru Chandianaz che vengono prelevate nella valle del Cervino e premettono l'irrigazione degli aspri pendii di Chambave e Saint-Denis. Poco sopra incontriamo la partenza del sentiero che costeggia il ru appena citato: si trascura questo sentiero, che diparte sulla destra, e si prosegue diritto sino a raggiungere nuovamente una stradina asfaltata e poco dopo il villaggio di Cuignon (678m, 0h30').

 

 

La prima metà dell’itinerario presenta alcuni punti esposti mentre la seconda è relativamente più sicura. Come succede in quasi tutte le passeggiate valdostane accade spesso di passare ai piedi di pareti rocciose che possono scaricare sassi o piccole frane. Essere coscienti del pericolo non impedisce di percorrere questi bellissimi itinerari.

 

Descrizione dalla fornace a Farys

A chi percorre la Valtournenche balza agli occhi una singolare torre fatta di mattoni e pietra che si trova tra Châtillon ed Antey. Questa costruzione non ha nulla di storico, non era un castello o una torre di vedetta ma semplicemente una fornace per la cottura della calce abbandonata probabilmente nella seconda metà del XX secolo.

Proprio da lì parte la passeggiata lungo il Ru Chandianaz. Si lascia l’auto un poco più a monte sul ciglio della strada regionale poi si scende lungo la strada asfaltata, si passa ai piedi della fornace e si imbocca il piccolo sentiero che sale sulla destra e si prosegue pressoché in piano lungo la pista del Ru Chandianaz.

Nulla rivela la presenza dell’acqua se non dei tombini di ispezione. La parte iniziale è stata tutta intubata. Si risparmia così sulla manutenzione, le foglie non devono essere tolte dall’alveo, sassi e rami non ostruiscono il corso dell’acqua. Per contro si toglie ai turisti il piacere di passeggiare all’ombra dei castagni accompagnati dal mormorio dell’acqua.

In Svizzera si riesce a contemperare le due esigenze opposte rinaturalizzando alcuni tratti di questi piccoli canali irrigui: si tolgono i tubi dove erano stati posati e si riporta il ru alle condizioni primitive, consci che le maggiori spese di manutenzione saranno coperte dai maggiori introiti che garantisce il comparto turistico rispetto a quello agricolo. Anche in questo caso risultano profetici gli scritti di Emile Chanoux che nella prima metà del XX secolo indicava la Svizzera come esempio da seguire per lo sviluppo della Valle d’Aosta.

Camminando sulla larga pista coperta da erba e cespugli si colgono numerosi punti di interesse: proprio all’inizio volgendosi verso Nord si vede in lontananza la Punta Cian, una montagna considerata dalle guide alpine l’esame di ammissione per l’ascensione al Cervino. L’ultima regina d’Italia Maria José la scalò proprio in preparazione di quell’ascesa ben più impegnativa. Sull’altro versante della valle si notano le condotte forzate della centrale idroelettrica di Covalou ed i resti del Ru du Pan Perdu di Châtillon, uno dei tanti canali irrigui costruiti nel medioevo e poi abbandonati.

A monte della pista si possono osservare i diversi metodi impiegati per limitare il naturale sgretolarsi delle montagne: le reti paramassi, i rivestimenti dei declivi più scoscesi, i muri realizzati con i gabbioni metallici. Tutte opere costruite per limitare in qualche modo i danni provocati dalla caduta massi che, in regione come la Valle d’Aosta che ha un’altezza media di circa 2100 metri sul livello del mare, non sarà mai possibile evitare del tutto.

Quando si arriva nella valle centrale il ru esce dalla condotta interrata e scorre all’aria aperta stretto tra le due piccole spallette di cemento. I castagni lasciano gradatamente il posto ad una vegetazione di roverelle e pini che meglio si adattano al clima secco del fondovalle. Di tanto in tanto si incontrano i piccoli arbusti profumatissimi del timo (Thymus vulgaris) che in primavera si coprono di piccoli fiori rosa.

In basso si vede l’abitato di Châtillon, alle spalle della chiesa lo storico castello con il suo parco ricco di alberi monumentali. Sull’altro lato della valle si vede il castello di Ussel appollaiato su di uno sperone di roccia rossa. Proseguendo lungo il ru si passa proprio sopra il Castello Gamba, costruito agli inizi del 1900 e sede della pinacoteca regionale.

Un piccolo ponte metallico consente di superare le ultime condotte forzate degli impianti idroelettrici della Valtournenche. Proprio sulle rive della Dora Baltea è stata costruita la centrale idroelettrica di Breil. Si vede gorgogliare nel canale di scarico l’acqua che è stata accumulata nella diga del Goillet a più di 2500 metri di quota e che dopo essere passata in quattro impianti idroelettrici si getta nella Dora Baltea.

In fondo alla valle, sulla sinistra, si vede in lontananza la sella arrotondata che nasconde i laghi delle Laures ed il Bivacco Menabreaz: un bivacco costruito in una delle zone più belle dell’intera Valle d’Aosta che si raggiunge in quattro ore di salita interminabile.

Si attraversa una frana storica che incombe su di un pugno di case dal nome evocatore: Freyan. È stato ipotizzato che il toponimo derivi dal francese effrayant, spaventoso, ma la toponomastica non è considerata ad oggi una scienza esatta. L’abitato era difeso un tempo solo dalla fede degli abitanti che costruirono la piccola cappella, nella seconda metà del 1900 alle preghiere si sono aggiunti i valli parafrane e le reti di contenimento dei massi, malgrado ciò il villaggio sottostante è considerato ancora a rischio.

A valle del tracciato del ru si intravedono pochi tratti di muri antichi, potrebbero risalire al basso medioevo, epoca nella quale fu costruita la maggior parte dei Ru della Valle d’Aosta.

Prima di arrivare a Farys per ben due volte si cammina sospesi sul fondovalle: vi sono due ponti in cemento armato che reggono sia i tubi del ru che il sentiero che lo accompagna. Sono sufficientemente larghi da non presentare un ostacolo per chi soffre di vertigini e protetti da una ringhiera metallica per prevenire eventuali cadute.

 

Galleria fotografica

© 2021 - Massimo Martini
© 2014 - Massimo Martini
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