Emilio Comici

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Ritratto di maurizio
maurizio

Nato a Trieste (allora non italiana) il 21 febbraio del 1901, Emilio Comici rappresenta una pietra miliare nella storia dell'alpinismo e dell'arrampicata. Iniziò la sua carriera sportiva nelle file di una associazione polisportiva, la "XXX Ottobre", che ricordava la data in cui la città di Trieste fu riunita all'Italia. Eravamo subito dopo la Prima Guerra Mondiale, in un clima di euforia patriottica, ed il giovane Emilio aveva persino evitato di giustezza una chiamata alle armi sotto l'esercito asburgico!

L'attività prescelta allora dal Comici era la speleologia e praticata nel Carso con gli amici, in maniera totalmente autodidatta. Eppure i risultati non tardarono ad arrivare, tanto che il gruppo ne ricavò qualche modesto sostegno materiale da parte delle istituzioni, coronando la sua epopea nel 1926, con il conseguimento del record mondiale di "profondità": - 500 m, ottenuto proprio dal Comici. Negli anni 1927-28 si ebbe il progressivo abbandono dell'attività speleologica da parte del Comici, in favore dell'alpinismo. Per quanto naturalmente predisposto a questo genere di attività, non gli mancarono le delusioni a causa della sua tecnica non ancora ben affinata. Proprio per questo alla vista delle pareti della Val Rosandra, a pochi chilometri dalla città, intuì subito il loro potenziale di "palestra di roccia" e la possibilità di sfruttarle creandovi una scuola di arrampicata. E' del 1929 la sua prima grande via: la prima via nuova italiana classificata di VI grado. Si tratta della Nord Ovest alla Sorella di Mezzo nel gruppo del Sorapis. Non è possibile in questa sede ricordare tutte le prime o tutte le vie aperte da Comici nella sua pur breve carriera. Basti ricordare che tracciò oltre duecento nuove vie sulle Dolomiti, molte di estrema difficoltà per l'epoca. Rincorreva non soltanto la vetta, ma la bellezza del gesto e della via: per questo non considerava l'alpinismo come uno sport ma come un'espressione artistica. Ciò non toglie che egli non risultasse esente dal fenomeno della corsa alla soluzione di certi grandi problemi alpinistici dei suoi tempi. Ebbe per tutta la vita il problema di trovare un adeguato compagno di cordata: ne trovò alcuni, altri lo trascinarono in polemiche e maldicenze, tanto che talune delle sue grandi imprese furono condotte in solitaria, proprio per chiudere ogni equivoco. Nel 1932 Comici abbandonò Trieste ed il suo lavoro ai Magazzini Generali per trasferirsi a Misurina, esercitando il mestiere di guida alpina. Non fu un'esperienza fortunata: l'ambiente locale era chiuso nei suoi confronti, tanto che già la scelta di Misurina era un ripiego, dato che a Cortina non era stato accettato. I suoi migliori clienti venivano sempre dagli ambienti triestini, come pure i suoi compagni di cordata nelle aperture di nuove vie, che però si facevano sempre un po' più rare. La sicurezza economica, che pare potesse coincidere anche con il giusto coronamento della sua principale storia d'amore, gli giunse nel 1938 grazie ai buoni uffici di un suo estimatore, che gli ottenne l'incarico di commissario prefettizio a Selva di Val Gardena, in pratica le funzioni di podestà. Mentre il rapporto con la popolazione, dapprima diffidente verso lo "straniero", migliorò rapidamente grazie alla sincera disponibilità di Comici nel cercare di risolverne i problemi, non altrettanto si può dire di quello con le locali guide, fatto salvo Giambattista Vinatzer, l'unico a cui Comici non "faceva ombra". Il lavoro di burocrate e la cronica mancanza di compagni di cordata si tradussero in una sola grande impresa (l'ultima) nel biennio 1938-40: la Nord del Salame, nel massiccio del Sassolungo, nell'agosto del 1940. Il 19 ottobre 1940 il destino si accanì contro Emilio Comici che, non avendo voglia di arrampicare ed avendo pure del lavoro da sbrigare in ufficio, nel pomeriggio si lasciò comunque convincere a seguire degli amici verso una parete di allenamento. Non scalò la via strapiombante, ma in compagnia di una signorina aggirò ogni difficoltà e si portò in alto, all'uscita. Ma gli amici ebbero qualche problema e gli chiesero consiglio, così egli, per poterli vedere, prese un cordino da uno zaino a caso e, ricavatone un anello, vi si appese per sporgersi verso il basso. Ma quel cordino era lì solo per fungere da porta chiodi, era vecchio e marcio?

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