Salecchio

Ritratto di maria grazia s
maria grazia s
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Quota di partenza: 
787 m
Quota di arrivo: 
1 572 m
Dislivello: 
785 m
Tempo di salita o complessivo*: 
3h45'
Tempo di discesa: 
1h30'

Introduzione

Salendo la valle Antigorio nessuno immagina che a destra, in alto ci siano degli abitati; invece la valle ha una terrazza naturale sospesa tra i 1300 e i 1500 metri, e su questa terrazza sono sorti fin dal 1200 alcuni insediamenti Walser, che praticamente isolati del resto del mondo hanno mantenuto vive per secoli la loro lingua e le loro tradizioni.

I Walser (dal tedesco Walliser, cioè Vallesano) sono una popolazione di origine germanica immigrata dall'area di Berna nel Vallese nell'VIII secolo, e da qui nelle vallate italiane intorno al Monte Rosa, in Svizzera, Austria, Liechtenstein, Francia a partire dal 1200, anno in cui ritroviamo i primi documenti ufficiali relativi ad autorizzazioni ad insediarsi sul territorio. Portarono la loro cultura, la loro abilità di costruttori, le loro tradizioni e la loro lingua, un dialetto tedesco parlato ancora oggi nelle loro comunità. Questa immigrazione del XIII secolo fu determinata da una serie di cause: la sovrappopolazione del Vallese, un periodo climatico particolarmente favorevole, che permetteva insediamenti anche in montagna a quote elevate, particolari agevolazioni da parte di grandi istituzioni monastiche e di feudatari per favorire la colonizzazione di certe aree valsesiane.
I primi documenti che riguardano Salecchio sono del 1200, quando fu infeudata da una delle principali famiglie della valle Antigorio, e successivamente la signoria passò da Novara a Milano. Nel 1588 il paese aveva assunto una importanza tale per cui fu dotato di suoi statuti, ma le cause civili e penali dovevano essere discusse dinanzi alla curia di Domodossola, il che era fonte di grandi disagi. Per di più i nuovi feudatari furono troppo avidi, e il paese si ribellò, ed ebbe la nomina di un Vicario col potere di giudicare in prima istanza le cause civili e penali di piccola entità. Gli abitanti non sapevano né leggere né scrivere, per cui ottennero che un segretario comunale salisse del fondovalle per assistere ai consigli comunali; per loro era poi importantissima la cura delle anime, costruirono una cappella e pretesero un cappellano, cosa non facile perché non tutti capivano la loro lingua. Ogni volta che dovevano scendere a valle, percorrevano 700 metri di dislivello, e la loro parlata è la più arcaica tra quelle delle comunità Walser. Mantennero perfino un modo particolare di misurare il tempo: le dodici ore della notte venivano contate dal suono serale dell'Ave Maria, così d'estate il mezzogiorno veniva più tardi che in inverno. Salecchio rimase autonomo fino al 1928, anno in cui, dopo 700 anni, perse la sua autonomia e fù unito a Premia da un decreto fascista.
La vita della comunità era molto dura, le coltivazioni scarse, segale, patate, lino, canapa, ma il paese era autosufficiente, e vendeva pochi formaggi e qualche capra in cambio di sale e generi di prima necessità; per risparmiare sul sale si approvvigionava di acqua ad una fonte ricca di minerali, e a Salecchio Superiore c'erano due mulini e una segheria idraulica, in funzione fino al 1956, che si può ancora vedere. La carne veniva mangiata solo la domenica, e il pane cotto un paio di volte l'anno nel forno comune. Ad un certo punto però le risorse locali non furono più in grado di mantenere i 120 abitanti dell'800, e iniziò una temporanea migrazione, che per il mutare delle condizioni di vita, divenne a poco a poco definitiva, finché nel 1967 morì l'ultimo abitante che vi risiedeva in pianta stabile.
Oggi grazie ad alcune teleferiche, e ad una pista che raggiunge l'alpe Vova, molte case sono state ristrutturate e sono tornate alla bellezza di un tempo.

Descrizione

Lasciata l'auto a Passo (787m) dirigersi lungo la strada asfaltata a Chioso, a circa 2 km (896m), imboccare a sinistra la strada sterrata per l'alpe Vova, e percorrerla fino a incrociare la bellissima mulattiera che con pendenza costante sale dolcemente tra gli alberi. Arriviamo a a Rampignana, e ammiriamo a sinistra una bella casa nobiliare, poi superiamo il bivio per Antillone, e continuiamo il nostro percorso in parte sullo sterrato, nel bosco ora di faggi; dopo circa un paio d'ore ci ritroviamo di fronte l'ampia conca dell'alpe Vova. Abbiamo fatto questo giro il 23 di Aprile, in un anno in cui c'era ancora neve lungo i tratti volti a nord del sentiero. All'alpe Vova (1572m, 3h00'), passiamo davanti la piccola chiesa bianca in mezzo ad un prato, compiamo un ampio semicerchio attraversando il torrente e ci portiamo sull'altro lato della valle; le case sono molto belle, e se non fosse per i fili della luce, a fotografarle in bianco e nero sembra di tornare indietro di 300 anni... Passiamo di fianco a bellissimi rascard, e cerchiamo il sentiero che parte a destra della strada e continua pianeggiante a mezzacosta fino a case Francoli (1555m), dove c'è un'altra fonte e un tumulo che era un forno della calce. Il sentiero prosegue con un tratto a gradoni, protetto da un mancorrente, e quasi in piano arriva a Salecchio Superiore (1509m, 0h45' minuti da Vova, 3h45').Prima del paese, a destra, lungo un torrentello, si vedono la segheria e i mulini. Il paese è bellissimo, con i rascard in pietra e legno, Molte case la domenica sono abitate, lo sono nel periodo estivo, e le tradizioni rivivono tutti gli anni con la celebrazione in costume Walser delle feste religiose, la Candelora, per festeggiare la fine dell'inverno, la prima domenica di Febbraio, con sentiero battuto da battipista, e poi il Primo Maggio, l'Assunta il 15 Agosto. La festa dell'Alpe Vova è la prima domenica di Luglio.
Lasciata Salecchio Superiore, proseguiamo verso sud sul sentiero che scende a Salecchio Inferiore. Appena fuori dal paese, in basso a sinistra, sul tetto di un antico rascard del 1645, sventola la bandiera del rifugio Zum Gora, in posizione panoramicissima. Il nostro percorso attraversa i pascoli e raggiunge una piccola cappella, di fianco alla quale, su di una pietra, sono infisse alcune croci metalliche; anche qui il panorama è bellissimo; continuiamo a scendere verso le case di Salecchio Inferiore (1322m) e la sua deliziosa chiesa; dietro la chiesa c'è un minuscolo cimitero con tante piccole tombe, perché gli abitanti di un tempo, anche per via dell'alimentazione appena sufficiente, erano più minuti di noi... Anche a Piedicavallo, un paesino di montagna del Biellese in cui vivo, i loculi del cimitero sono piccoli e stretti...
Prima della chiesa c'è la scuola. Da Salecchio Inferiore il sentiero compie una curva decisa verso nord e imbocchiamo la bellissima mulattiera che scende passando vicino ad una cappella e poi si trasforma in brutto sterrato al servizio delle cave. Seguirlo fino all'auto (1h30' da Salecchio Superiore, cinque ore e un quarto in totale).

Autore

Bibliografia

  • Sui sentieri del Piemonte - Valente e Mantovani - CDA Torino sec. ed. 1990

Cartografia

  • IGC 1:50000 Domodossola e Val Formazza