Giro del Lago di Viverone

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maria grazia s
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Difficoltà: 
T1
Quota di partenza: 
247 m
Quota di arrivo: 
247 m
Dislivello: 
120 m

Introduzione

ll Lago di Viverone è situato a 230 metri sul livello del mare e fa parte delle province di Biella, Vercelli, Torino; si trova nella zona collinare morenica della Serra, ha avuto origine dalla imponente azione di scorrimento del gigantesco ghiacciaio Balteo, che nel corso delle varie glaciazioni succedutesi durante gli ultimi 500.000 anni, scendendo con la sua enorme massa dall'attuale Valle d'Aosta ha modellato e modificato l'orografia del Canavese nord orientale. Ha una superficie di circa 6 kmq., una profondità massima di 70, il perimetro è di 10,5 km. Il lago ospita svariati uccelli, tra cui cormorani, svassi, folaghe, germani, gabbiani, aironi cinerini, anatre. Sul suo fondale sono stati rinvenuti resti di palafitte dell'età del bronzo (1300-900 a.c.), è alimentato da sorgenti, ha un emissario che si riversa nella Dora Baltea. Il Lago di Viverone ha subito a partire dall'inizio degli anni '60 una forte e radicale modificazione ambientale, dovuta a varie opere di intervento antropico finalizzate allo sfruttamento turistico dell'area. L'ambiente presenta così ai giorni nostri due contrastanti realtà: circa metà delle sponde è occupata da abitazioni, alberghi, moli, porticcioli, varie strutture turistiche. Le rive sud e occidentale hanno invece mantenuto la loro naturalità, favorita anche dal fatto che le sponde sono paludose e di non semplice accesso. Qui troviamo ancora fasce di canne palustri, associate a presenze di varie piante acquatiche: la Castagna d'acqua, la Ninfea bianca, il Nannufaro. L'entroterra di questa sponda è occupato dal bosco del Maresco, uno degli ultimi esempi di bosco umido planiziale del Piemonte.

Descrizione

Dalla chiesa, salire per la stradina asfaltata direzione Veneria, e giunti sul colmo, svoltare a sinistra sulla strada semi asfaltata, costeggiando alcuni vigneti; proseguire in piano, con begli scorci sul lago e sulle colline circostanti, in primavera sono punteggiate dalle macchie rosa dei peschi, bianche dei pruni e peri, gialle delle mimose e forsizie. Continuare in leggera discesa fino a poco sotto il bivio della statale che porta ad Alice Castello, attraversare un'altra piccola stradina asfaltata che scende a sinistra, ignorandola, andare invece dritto per pochi metri lungo uno sterrato fino a raggiungere la statale, e seguirla a sinistra; si scende per qualche centinaio di metri, fino ad una viuzza con divieto d'accesso per le auto, imboccarla e continuare fino alla cappellina della Madonna d'Oropa; attraversare la strada asfaltata che costeggia il lago, e proseguire verso destra, tenendosi sul lato sinistro della carreggiata, in modo da vedere bene le auto che incrociamo. Al bivio successivo, continuare a sinistra, sul percorso per pedoni, fino a scendere in riva al lago, sul lungo lago rifato da poco; questo è il tratto più trafficato... Continuare lasciandoci dietro i parcheggi in alto a destra, fino ad arrivare ad un bar a destra, sull'altro lato della strada; subito prima dell'edificio c'è una ripida salita, lunga una trentina di metri, che porta su di uno sterrato dietro il bar, da seguire a sinistra; ci inoltriamo di nuovo tra muretti che sostengono vigneti; ignorare le varie diramazioni e proseguire diritto, leggermente a sinistra, entrando in salita tra le case. Al colmo della salitina, procedere ancora a sinistra; ci si affaccia sulla ripida discesa che porta al Lido, trafficatissima per via dalle auto che salgono e scendono; attraversarla e continuare diritti a mezza costa, paralleli, ma più in basso, rispetto la SS228 che porta ad Ivrea. Appena arrivati ad una stradina asfaltata, seguirla a destra, in salita, attraversando con un sottopasso la statale e proseguendo sempre in ripida salita all'interno del paese di Viverone. Al bivio successivo c'è il primo cartello per Cella San Michele. Proseguire per qualche centinaio di metri seguendo le indicazioni, fino ad arrivare alla Cella. Questo complesso monastico era dedicato in origine a San Michele, ma dal '500 in poi fu chiamato Cella di San Marco. Dipendeva dal Monastero di San Genuario, è citato in due bolle papali, del 1151 e del 1438; alla Cella spettava il diritto di pesca nel lago. Divenuta commenda nel XIV secolo, fu lasciata dai benedettini. E' visibile la chiesa, nell'originaria struttura romanica del lato nord e dell'abside semicircolare, e il campanile romanico, in pietra viva con bifore e monofore. L'interno fu rifatto all'inizio del XX secolo in stile barocco. Attualmente è proprietà privata,e può essere vista solo dal di fuori, camminando a sinistra, sotto le volte curve del pergolato. Proseguire oltre Cella San Michele quasi in piano godendo degli scorci spettacolari sul lago e tra i muretti a secco, sempre senza deviare ai vari bivi, ma proseguendo dritto; quando non è più possibile, arrivati quasi contro la collina, scendere a sinistra e continuare a destra, sulla strada statale, fino ad Anzasco, riconoscibile per via della chiesina rosa, sull'altro lato della strada. Più o meno di fronte alla chiesina, subito dopo un editore, imboccare in salita la viuzza pavimentata che passa a destra di una bella casa liberty. Proseguire di nuovo tra vigne e prati, fino ad un vecchio caseggiato, a metà del quale, a sinistra, scende il sentiero che dobbiamo percorrere, riconoscibile perché in fondo c'è una alto traliccio elettrico verdone. Arrivati nei pressi del traliccio, una strada sterrata scende fino alla statale 228 Viverone Ivrea; attraversarla, e proseguire a destra per circa un centinaio di metri, fino ad imboccare a sinistra uno sterrato che si inoltra nella campagna. Si entra in un boschetto, si esce, si passa di fianco a enormi campi coltivati, mentre a sinistra è facile veder saltellare le lepri. Lo sterrato compie un ampio semicerchio lontano dal lago, passa a destra di una piantagione di pioppi, e in fondo compare il peasino di Azeglio con il suo campanile aguzzo; in questa zona ci sono molti bivi, tenere sempre la destra, passando sotto i cavi dell'alta tensione in direzione del paesino, fino ad arrivare ad una strada asfaltata da seguire a sinistra. La strada arriva ad un gruppo di cascine con galline e cani abbaianti, diviene sterrata, e va seguita in piano, inoltrandosi nei mareschi. In primavera il sottobosco dove non è invaso dai rovi è tutto fiorito; anche qui abbiamo incontrato parecchie lepri. Seguire questa strada per qualche centinaio di metri, finché si arriva a bordo del lago. Due enormi platani, nati distanziati, per un qualche strano scherzo della natura hanno a circa dieci metri d'altezza i rami inseriti l'uno nell'altro; mai visto nulla del genere... A questo punto, dopo di aver ammirato la splendida vista sul lago e sulla sua sponda selvaggia, salire a destra un ampio sentiero per un centinaio di metri ripidi, continuando poi a sinistra fino a incrociare un ulteriore sterrato, piuttosto trafficato; sopra di noi passa la bretella che collega l'autostrada Torino Aosta con la Torino Milano, e si sente il rumore del traffico; è forse il tratto meno piacevole... Continuare in piano, entrando in una bella valle verde, fino al bivio successivo, che si imbocca a sinistra, arrivando ad un cascinale con i soliti cani abbaianti e qualche bel cavallo nei recinti. Salire diritti di fianco ai recinti, in mezzo ai terrazzamenti, che van seguiti prima a destra e poi a sinistra; il sentiero è appena visibile e ripido costeggia una vigna abbandonata; raggiunto il colmo, una pista poderale sterrata che va imboccata a destra, ci riporta in breve sulla stradina asfaltata che abbiam salito al mattino, che va seguita a sinistra, in discesa, fino all'auto (ore 4,30 dall'inizio, 13 km). Consiglio una piccola digressione: lasciati in auto zaino e bastoncini, potete scendere sul lungo lago e proseguire a destra per circa 100 metri; c'è una bella rotonda con un muretto ricoperto di assi in legno, sotto un salice gigantesco; una sosta piacevole per l'ultimo colpo d'occhio sull'intero bacino.

Curiosità

Un'anziana, nata ad Azeglio, nel canavese, mi ha spiegato che ognuno dei comuni rivieraschi aveva decenni fa diritto ad uno "spicchio" di lago, per la balneazione e per metterci a bagno la canapa (pare che canavese derivi appunto da canapa). Durante il periodo in cui le fibre venivano lasciate a macerare, nella zona vigeva assoluto divieto di balneazione e pesca.

Cartografia

  • Il Canavese da Ivrea a Chivasso, Foglio 12, scala 1:50.000, Istituto Geografico Centrale

 

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