Punta del Mesco

Ritratto di maria grazia s
maria grazia s
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Difficoltà: 
T2
Quota di partenza: 
0 m
Quota di arrivo: 
0 m
Dislivello: 
360 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h30'
Tempo di discesa: 
2h00'

Introduzione

L'itinerario che proponiamo non è lungo, ed è molto panoramico; da Levanto si sale fino al castello, e poi si costeggia il mare tra i 100 e i 300 metri di quota, con una serie di saliscendi, fino ad arrivare alla Punta del Mesco.
Contrariamente alla zona del Parco di Portofino, qui ci sono pochissimi cartelli; si seguono i segni bianchi e rossi dei sentieri del CAI, ma non c'è praticamente numerazione dei sentieri, salvo a volte alla partenza, eccezion fatta per il numero 1, che abbiam trovato qualche volta, e che è l'alta via da Levanto a Porto Venere, un percorso di 12 ore. Agli incroci abbiam trovato scarsissime indicazioni, su vecchissimi cartelli, spesso arrugginiti e scarabocchiati; se volete percorrere itinerari diversi dall'1 e dal 10, che da punta Mesco scende a Riomaggiore, non avventuratevi senza una bella cartina; non ci si perde, ma andare su e giù inutilmente è antipatico. C'erano moltissimi stranieri, francesi, tedeschi, scandinavi, e nessuna indicazione almeno in inglese.

Descrizione

Lasciare l'auto nella zona della Stazione costringe ad un lungo avvicinamento al punto di partenza (almeno 20 minuti), ma consente di fare una bella passeggiata lungo le vecchie vie del borgo. Passare sotto il sottopassaggio della ferrovia e scendere verso il mare; dai giardini occhieggiano alberi carichi di limoni profumatissimi, e ogni tanto la via è attraversata da bei gattoni, molto comuni in Liguria. Proseguire fino a trovare un arco, l'arco della porta dello stagno, attraverso il quale si entra in via Garibaldi, nella vecchia Levanto, percorrendo una bella strada lastricata, prima in leggera salita e poi in discesa; arriviamo alla piazza principale, l'attraversiamo e seguiamo la stradina che porta alla chiesa di Sant'Andrea, un bel gotico del XIII secolo, con uno splendido rosone, dalla facciata bianca e nera come tante chiese liguri; la chiesa è su di un?altura, sotto, e a nord ovest, rispetto al castello, visibile dal basso. Il nostro sentiero transita dietro il castello, raggiungibile con una scalinata che parte di fronte alla chiesa. Salendo il panorama si allarga sul borgo. Oltre il castello costeggiamo muretti dai quali occhieggiano grappoli fioriti di glicine; passiamo di fianco a belle abitazioni, lungo terrazzamenti coltivati ad olivo, mentre sotto di noi il mare si infrange sulla scogliera a tratti quasi a picco. Si sale con gradini, poi si attraversa per lunghi tratti in piano; ad un certo punto si percorre un tratto in leggera salita su di una strada asfaltata che poi si abbandona seguendo i segni lungo una stradina a destra, in discesa, che poi diventa sentierino. Il percorso entra in una bellissima lecceta, e poi sale un po' pietroso, per poi abbassarsi di nuovo in una zona di pini radi; intorno a noi tanti tronchi abbattuti probabilmente dal vento o da vecchi incendi. Il sentiero è ombreggiato, in certi tratti si affaccia a picco sul mare verde blu. L'ultimo tratto, dopo un pittoresco posto di ristoro, è una salita continua ma non faticosa, ed eccoci al colletto del Mesco, da cui ci si affaccia sulle Cinque Terre; sotto di noi Monterosso, e poi Vernazza ben visibile, mentre gli altri paesini sono lontani o dietro le insenature; in fondo, l'isola del Tino. Scendere una ventina di metri verso Monterosso, e poi imboccare a destra, in leggera discesa e poi in piano, il sentiero che porta a Punta Mesco e a quel che resta della chiesa di Sant'Antonio; questo promontorio ospitava una monastero di agostiniani, sicuramente c'era già nel XIII secolo ma ha origini più antiche. Quando fu abbandonato decadde, e il colpo di grazia gliel'ha dato la Marina Mercantile che ha utilizzato le pietre per costruire il faro ora abbandonato. Il panorama sulle Cinque Terre da qui è spettacolare (ore 2,30 dall'auto). Ritornare sui propri passi fino al bivio del Mesco, e anziché scendere con il sentiero 10 a Monterosso, salire in direzione nord sulla prosecuzione del sentiero 1; qui ci inoltriamo tra erica arborea e un bel tappeto di gialle ginestre, Si sale poco, leggermente a sinistra rispetto il filo di cresta, fino ad arrivare alla colla dei Bagari, dietro il Monte Vé o Focone, le cui pendici si attraversano a destra dopo essere scesi leggermente fino ad un colletto; sulla nostra cartina sono segnati diversi sentieri, ma non abbiamo trovato alcuna deviazione fino a quella evidente della colla (30 minuti dal Mesco), e gente del posto ci ha confermato che alcuni dei percorsi sono ora impraticabili. Il tratto dietro il Monte Vé si affaccia su Monterosso e sui suoi coltivi, in parte abbandonati; bel panorama sul golfo sottostante, si vedono bene anche i binari della ferrovia che escono da uno dei tunnel della zona. Arrivati alla colla, riconoscibile per il segnale di soccorso, troviamo 3 sentieri: uno sale decisamente (1) fino a colla di Gritta, uno, il 22, attraversa in piano a destra e scende a Levanto lungo la Costa Sopramare, il terzo si infila leggermente a sinistra nel canale che parte dal segnale del colle, ed è il nostro 14, con segni gialli: il primo tratto è poco segnato, poi si fa via via più marcato. L'abbiamo percorso dopo qualche giorno di pioggia, ed era scivoloso in parecchi punti, per il tappeto di aghi del bellissimo bosco iniziale, e più sotto per via del terreno umido; all'inizio si scavalca qualche vecchio tronco abbattuto. Lungo il sentiero, cespugli di profumatissimo timo, che appena sfiorati riempono l'aria di un aroma pungente. Si scende velocemente, il mare non si vedrà per un lungo tratto, perché siamo dietro al Monte Vé, a nord. Arriviamo ad una strada sterrata, che poi diviene asfaltata, la seguiamo per un breve tratto e facciamo attenzione a prendere ad un bivio, la destra, di nuovo tra olivi, qualche casa, con il mare che occhieggia oltre Levanto. Scendiamo fino ad infilarci in un sentiero tra alti muretti, selciato e scivoloso, ed arriviamo finalmente al paese (1 ora dal bivio dietro il Monte Vé), di fianco ad antichi ruderi, passando su di un ponticello e poi sotto l'arco di una vecchia torre. In breve, proseguendo verso sud, raggiungiamo la piazza di Levanto; si può arrivare fino alla battigia, passando in mezzo ai giardini; un ultimo sguardo alla spiaggia e poi rifacciamo il percorso del mattino e torniamo a riprenderci l'auto (4 ore e 30 in totale). In realtà il giro potrebbe essere fatto in meno tempo, ma abbiam tenuto conto dei panorami che continuano a cambiare ed a calamitare l'attenzione, dilatando i tempi di percorrenza, quasi senza che l'escursionista se ne renda conto... D'altra parte siamo qui per goderci il paesaggio e non per fare delle corse...

Informazioni generali

Tipologia percorso: a/r
Periodo consigliato: gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, settembre, ottobre, novembre, dicembre
Esposizione al sole: sud-ovest

Riferimenti bibliografici

Accesso stradale

Uscire dall'autostrada dei Fiori al casello di Levanto, e scendere fino al paese; qui incominciano le complicazioni: non si può entrare con l'auto, ci sono parecchi parcheggi, ma quelli che abbiam trovato noi erano tutti con disco orario, e nessuna indicazione circa la validità del disco anche la domenica... Nel dubbio abbiamo cercato intorno alla stazione un posto dove si potesse parcheggiare liberamente; il 20 Aprile 2008 non ci sono stati problemi, ma la stagione quest'anno è molto indietro... Credo sia diverso quando fa più caldo. Lasciata l'auto, ci siam dirette verso il mare passando in mezzo al paese oltre il sottopassaggio della stazione e poi sotto un arco. L'arco faceva parte dei 500 metri di fortificazione muraria della cittadina, mura in parte ancora esistenti, compresa la torre dell'orologio; a quei tempi il porto era molto più arretrato rispetto l'attuale, poi a poco a poco si insabbiò e la città si estese al suo posto.

Galleria fotografica

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